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DI FRANCESCO REDI. 107

Io so che dura cosa parrà a credere, che tutti questi latticini spontaneamente non bachino, vedendosi che aperti i nostri delicatissimi marzolini di Lucardo, molto sovente si trovano bacati nella più interna midolla. Potrei rispondere, che le semenze di que’ bachi furono partorite dalle mosche nel latte in quel tempo, che si mugneva, ed in quel tempo che da’ pastori, acciocchè si rappigli, si lascia ne’ vasi, intorno a’ quali corrono a stuoli innumerabilissime le mosche, onde quel greco Poeta,

Che le muse lattar più ch’altro mai,

nel sedicesimo libro dell’Iliade, verso 641, paragona i Greci, ed i Troiani, che combattevano, e si aggiravano intorno al cadavero di Sarpedone, gli paragona, dico, alle mosche ronzanti intorno alle secchie piene di latte munto nel tempo della primavera,

     Οἳ δ᾽ αἰεὶ περὶ νεκρὸν ὁμίλεον, ὡς ὅτε μυῖαι
     Σταθμῷ ἔνι βρομέωσι περιγλαγέας κατὰ πέλλας
     Ὥρῃ ἐν εἰαρινῇ, ὅτε τε γλάγος ἄγγεα δεύει·
     Ὥς ἄρα τοὶ περὶ νεκρὸν ὁμίλεον.

Questa risposta, ancorchè potesse aver qualche valore, nulladimeno interamente non mi appaga; ed avendo diligentemente osservato, che i marzolini, prima che bachino, in molti luoghi screpolano, e si fendono; dico che su quegli scre-