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DI FRANCESCO REDI. 103

ciente di tal generazione la riducono ad una di quelle che nel principio di questa Lettera vi noverai; ma il sapientissimo Pietro Gassendo accenna che forse le mosche ed altri animali volanti, avendo impresse e disseminate le loro semenze sopra le foglie dell’erbe e degli albori, e queste pasciute poi dalle vacche, dalle capre e dalle pecore, possano introdurre nel latte e nel formaggio quei semi abili in progresso di tempo a produrre i vermi; e certo tale opinione a molti non ispiace, nè io vo’ negar ora così poter essere; ma tuttavia non so, colla dovuta riverenza che a questo grandissimo ed ammirabile filosofo io porto, non so, dico, in qual maniera que’ semi tritati e masticati da’ denti degli animali, e nel loro stomaco ritritati e cotti e spremuti, quindi alterati forse di nuovo e dirotti e snervati nell’intestino duodeno per quel ribollimento che vi fanno il sugo acido del pancreas e l’umore bilioso, e di nuovo rialterati nel passar per quelle strade che dallo stomaco e dagl’intestini vanno alle mammelle, abbiano potuto conservar sana e salva ed intera la loro virtude; che se ciò fosse potuto avvenire, si potrebbe sperare che, fatto una volta il formaggio di latte di donna, fosse per produrre in vece di vermi altrettanti muggini, o lucci, se quella