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XXVIII.

Leopardi1 in questo poema non trova nulla di veramente poetico, tranne la descrizione della battaglia tra Giove e i Titani, della quale esso ci diede una bella versione. Quintiliano fra gli antichi2 dice, che di rado in quel poema Esiodo si mostra poeta. A dir vero le cose, che vi si contengono, non sono in gran parte accessibili alle grazie delle Muse. Tuttavolta non può negarsi che l’introduzione al poema, il racconto della visione notturna, nella quale le Muse consacrano il poeta loro ministro, la nascita di Venere, il mito di Pandora, la descrizione del Tartaro, del palagio della Dea Stige e della morte di Tifeo spicchino per bellezza di concetto, per potenza di fantasia e vivacità di colorito.

  1. Stud. filolog., l. c.
  2. Istituz., X, 1.