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soluto, che sparge a piene mani i lavori, atterrisce col fulmine e il tuono: egli atterra e solleva secondo che gli talenta,1 e l’Olimpo s’incurva riverente e atterrito al moto del suo ciglio.

Ma con Giove abbiamo ancora una potenza interamente divina. L’uomo adora e trema; Giove è tutto, l’uomo è ancor nulla. L’evoluzione però della mente umana non potea fermarsi neppure a questo stadio. Dal Chaos al trono di Giove si ha il moto ascendente dell’elemento divino; da Giove comincia il moto discendente verso l’elemento umano. Si conobbe, che parecchi degli uomini nascono buoni a compiere grand’imprese, ad emulare gli Dei nel beneficare i mortali. Abbiamo quindi gli Eroi, e tipo n’è Ercole. Ma si credette, che quanto essi operavano di grande varcasse i confini della po-

  1. Esiodo, Lav. e Gior., v. 5 e segg. — Orazio, Carm. I, XXXIV, v. 12. — Diog. Laerzio I.