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versi: la forma loro è sempre in accordo col principio, coll’ufficio adombrato in essi.
In un essere destinato a starsi entro una fucina sepolta in un antro annerito dalla fuligine, in un essere che martella e suda, nudo le braccia, ispido il petto, arruffata la capigliatura, curvo la schiena, invano cercherebbonsi le forme delicate di Ganimede. Così nel dio Pane, che va per burroni e per greppi, incallito, adusto, che ha barba e testa somiglianti ai pruni della siepe nel verno, non si possono vedere le graziose forme di Apollo.
Di tinte così leggere e trasparenti è l’antropomorfismo omerico, sì che in un Dio può l’uomo, come dissi, vedere sè stesso o alcuno dei fenomeni sensibili in mezzo a cui vive.
XVIII.
Questa verità non isfuggiva neppure agli antichi dotati d’ingegno eletto. Secondo Seno-