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personalità distinta. Mari, monti, fiumi,. foreste son popolati di numi, i quali giungono a tal numero, che sembrano contrastare lo spazio all’uomo. Nelle creazioni di questi tipi l’uomo assimila tutto a sè stesso. Nè può altrimenti prima di concepire l’idea di un principio preesistente, come sostanza, alle forme. Il sentimento e la fantasia nello stato di natura non possono varcare i limiti del finito e del noto. Quindi non v’è storia d’un nume, che non possa pur essere quella d’un uomo, tranne quel grado di potenza esagerata, attribuita al Dio per fissare qualche differenza fra la natura divina e l’umana. Gli Dei al pari degli uomini si cibano, amano, s’adirano, odiano, si placano. L’uomo imbandisce al Dio la mensa delle membra della vittima perchè si pasca, gli offre l’ostia perchè si plachi. Egli fa i numi partecipi dei cibvdi cui esso si nutre. Gli offre, per restare agli antichissimi riti italici, il popano, l’offa, la mola, il che varrebbe focacce e dolciumi.