XXVI.
Iätto, anciso d’Arisbante il caro
Figlio Moliro in sua magion per l’onta
Al suo talamo inflitta, il patrio tetto
Lasciando, ad Argo di puledri altrice
Nella Minoia Orcomeno recossi.
E quell’eroe lo accolse, e gli fe’ parte
Di sue fortune all’uopo....
XXVII.
Fila impalmò Lipefile, la figlia
Del chiaro Iola, e di beltà simíle
Alle Dive d’Olimpo. Ella il fe’ padre
D’Ippota e Tero, bella sì qual vedi
Lampa di luna. Tero in braccio a Febo
Giacque, e produsse il nerboruto, il forte,
E di cavalli domator Cherone.
XXVIII.
Ella fu grave, e al cavaliero Eáco
Diè vita. Or giunto questi alla gioconda
Età del fiore si struggea di doglia,
Che d’umani viventi il solo ei fosse.