Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 273 — |
Che d’Eufemo fe’ padre il Dio che scuote
I lidi della terra, a lui commista
Dell’aurea Citerea nel dolce amplesso....
XXIV.
V’han d’Ellopia le piagge alme e feconde
Di doni cerëali, e altrici opime
Di greggi e armenti. Abitator ne sono
Mortai ricchi di buoi, ricchi d’agnelli,
A mille a mille e d’ogni seme. Al margo
La Dodonea cittade estrema sorge,
Diletta a Giove, che ne feo la sede
Dell’oracolo suo sacro agli umani,
D’un faggio19 ascoso nell’arcano ceppo,
D’onde mortali a mille hanno il responso,
Chiunque vi giunga, e dell’eterno nume
Scruti la mente e doni arrechi, e giunga
Con augurii felici....
IXXV.
Qual la vaga Cirene, a cui le Grazie
Di lor beltà fean dono, avea soggiorno
A Ftia, lunghesso la Penea corrente.
18