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Pur tuttavia vi hanno ragioni, che non mi consentono di accettar neppure quest’opinione. Nei poemi esiodici infatti io non vedo riflessa una civiltà affatto esordiente, una forma di vita grezza; ma una civiltà già progredita. Veggo già fondate istituzioni giuridiche, e, ciò che più monta, pieganti a corruzione.

Potrebbonsi addurre ragioni storiche decisive di lingua e di stile; ma promisi di tener lungi i lettori da questo campo.

Io per me credo, che Esiodo appartenga a quel periodo che volge tra il chiudersi del ciclo omerico e il sorgere della filosofia. Esiodo è un poeta teologo, cosmologo, georgico, morale in pari tempo. Abbraccia tutto quello, che costituisce il fondo e la forma del vivere d’allora; riflette un’epoca di quiete interna, ma depravata alquanto nei costumi. È un poeta legista, maestro di sapienza agli uomini, che schiude la via a Talete, ad Anassimandro, ad Anassimene, padri della filosofia. Parmi quindi di vedere nei