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certo v’inclina molto tratto forse dall’autorità di Erodoto,1 e da cui pare si lasci pur trarre il Göttling;2 ma in quel giudizio affermativo è implicito il dubbio, dacchè egli non esclude la possibilità, che Esiodo fiorisse prima di Omero. Quanto a me, posto a scegliere fra le due congetture, sceglierei quest’ultima. Esiodo allora apparterrebbe all’ordine dei primi civilizzatori delle tribù nomadi e selvagge, di quei che aprono il primo periodo della letteratura greca, nel quale la religione e la morale sono le più potenti inspiratrici dei vati, le domatrici della nativa ferità e selvatichezza umana; nel quale s’operano tutti quei portentosi mutamenti del vivere degli uomini, che Eschilo fa annoverare da Prometeo,3 e che Orazio4 ricorda parlando d’Orfeo e d’Anfione

  1. II, 53.
  2. Hesiodi, Carm., 3ª ediz., pag. xviii.
  3. Promet., v. 447 e segg.
  4. Ep. ai Pisoni, v. 391 e segg.