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lore immenso del ciclo iliaco, che trasse in un sol concetto, in una sola impresa tutte le genti elleniche e frigie; sicchè in seguito per lungo volger di tempi non si cantò che Ecuba e Priamo, Elena e Paride, Achille ed Ettore; ogni eroe, ogni episodio porse materia ad un poema. S’aggiunga, che le idee di pura morale così spiccate in Esiodo, il culto delle virtù casalinghe, l’alto concetto ch’egli ha del lavoro, e che si studia d’inspirare altrui, sono quasi ignoti al ciclo eroico. V’ha di più: Omero confonde sempre la giustizia divina coll’umana. Esiodo all’incontro distingue la Temi, legge divina, dal nomo, legge umana: la stessa parola nomo è ignota a Omero. Trattasi dunque d’un periodo diverso di civiltà.

V.

Ma la contemporaneità dei due poeti non è affermata da Centofanti in modo assoluto; egli