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civiltà, ma era la più schietta, la più vera rappresentazione della civiltà stessa.
Potrebbesi anche opporre, che i due poeti potevano ben essere contemporanei, ed applicar l’ingegno a soggetti di natura disparata, e per l’indole loro diversa, e per l’indole altresì diversa delle popolazioni, delle quali ciascuno di essi era parte e rappresentante. Quindi era naturale, si direbbe, che Omero ritraesse il carattere della gente ionia, ed Esiodo il carattere, meno colto, più religioso e meditabondo, che rivela certo una gente ben diversa d’indole e di costumi.
Che nella poesia esiodica e nella sua semplicità nativa si senta tratto tratto un certo tono austero di gran lunga disforme da quello della poesia ionica, che Esiodo sia come il continuatore o la sintesi delle dottrine morali e cosmogoniche dei sacerdoti Tessali e Traci dei primordii, lo posso ammettere in gran parte. Ma parmi non si ponga mente gran fatto al va-