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Di bella gioventù caldo e di spirti
La dea del riso Venere rapio,
E nel tempio divin genio divino
Dei suoi misteri sacerdote il pose.
L’Esonide, volenti i Divi eterni,
Rapì la figlia del regale Eeta,
Di Giove alunno, superati gli aspri
Cimenti, che il feroce e tracotato,
Lo scelerato Pelia aveagl’imposto.
Dopo lunghi dolor reduce a Iolco
Si condusse su rapida carena
La fanciulla occhi-vaga, ed impalmolla.
E grave di Giason, duce di genti,
Ella un figliuolo partorì, Medeo,
Che il Filirio Chiron nudrì fra i monti
Così di Giove s’adempía la mente.
Delle figliuole di Neréo, canuto
Nume del mare, Samata leggiadra
Con Eaco, unita d’amoroso laccio,
Partorì Foco, e la piè-nivea dea
Teti, giaciuta con Peleo, lo strenuo
- 1167 – 1007