Destinato sovran d’uomini e numi
Di spirti tracotanti ond’egli tosto
Ingoiossi costei, perchè a lui solo
Fêsse conto la Diva il bene e il male.
Sposossi poscia l’alma Temi, e n’ebbe
Le Ore, la vaga Irene, Eunomia e Dice,
Che dell’opre dell’uomo hanno la cura;
E le Parche, cui diede un alt’onore
Giove sagace; e son Lachesi, Cloto
E Atropo, di venture or tristi or buone
Datrici all’uomo. — Euronima vezzosa,
D’almo sembiante e all’Oceán figliuola,
Delle tre vaghe Grazie indi il fe’ padre,
Eufrosine, Talia leggiadra e Aglea,
Di sotto alle cui ciglia il guardo vibra
Un amor che soggioga sì soavi
Volgono le pupille. — Il letto ei poscia
Dell’alma Cere ascese, e la fe’ madre
Di Proserpina candida le braccia,
Cui rapì Dite alla sua madre, in moglie
Già datagli da Giove. — Arse egli poi
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