Per la gran vampa si struggea combusta.
Qual per arte di giovani gagliardi
Entro fornace accomodata all’uopo
Si discioglie lo stagno, o come il ferro,
Ch’è pur sì duro, di Vulcano all’opra
Domo dal fuoco solvitor si sface
Nei divi antri profondi; al par la terra
Struggeasi sotto gl’infocati ardori.
Ei cacciò poi nel Tartaro profondo
Il mostro sbaldanzito. – Or di Tifeo
Nacquero i Venti dal madente soffio,
Zefiro tranne e Argeste e Borea e Noto,
Prole divina e dei mortali amici.
Questi innocenti volano sull’onde,
Ma sovra il torbo mar piombano quelli
Destando rie procelle all’uom fatali.
Talor soffiano avversi, e le carene
Dispergono, sommergono, nè schermo
Contro loro ha il tapin che in mar li affronti
Ed anco per gli aperti ameni campi
Guastano del mortal l’opre gradite
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