Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 198 —
Tremò la terra. Il tuon di Giove e il lampo,
E le roventi folgori, e le vampe
Avventate dal mostro, e gli arsi fiati
Dei venti in un incendio impigliâr tutto
Il glauco ponto. Tutt’ardea la terra,
Il cielo e il mar, fremean le piagge intorno
E gli alti flutti, e feano alto trabalzo
Dei due numi al pugnar. Tremò Plutone
Dei morti imperador, più giù tremaro
I tartarei Titan di Crono al fianco
Dell’aspra lutta al fragoroso rugghio.
Or poichè Giove adunò l’ire, il tuono
Afferra e il lampo e il folgore infiammato,
Ed irrüendo dall’Olimpo impiaga
Il diro mostro, le fatali teste
Tutte gli adugge, e dagli strali oppresso
Scemo di membra il fa cader riverso,
E n’ulula la Terra. Il mostro spira
Fiamme dalle ferite, onde l’afflisse
Il sommo Giove a un folto bosco accanto
D’erta pendice. La terrestre mole
- 999 – 861