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     Che a dure imprese avea ben pronto il braccio,
     E infaticato il piè. D’orrido drago
     Cento teste sul collo egli agitava,
     E le lambia coll’atre lingue. Gli occhi
     Rotavan lampi sulle fronti, e il fuoco
     Che n’esalava ardea chi lo mirasse.
     Mettea dall’atre fauci arcani e varii
     Suoni ed accenti. Ed or qual Dio parlava,
     Or pari a fiero toro alto muggiva,
     Ed or ruggia qual rabido lëone;
     Ora, oh portento! somigliante a un bracco
     Ei guaiolava, ed or sì reböava,
     Che ne gemeano i monti. E audace impresa
     Compia, d’uomini e numi ei re si fea,
     Se il padre dei mortali e degli Eterni
     Nol prevenia. Con impeto tremendo
     Ei tuonò, ne gemè la terra intorno
     E il soprastante vasto cielo e il ponto,
     D’Oceàn le correnti e gl’imi abissi.
     Sotto l’orma immortal del nume irato
     Il grand’Olimpo traballò, e di sotto

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