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     Udite ciò che in petto il cor mi detta.
     Già molto a lungo dispiegati a fronte
     I divini Titani, e quanti siamo
     Seme di Crono, la vittoria e il seggio
     Ci abbiam conteso. Or voi mostrate il nerbo
     Di vostre immani insuperate braccia
     Ai Titan petto a petto in truce mischia,
     Memori dell’amore, ond’io pietoso
     Infransi i vostri dolorosi ceppi,
     E dai profondi abissi al sol vi trassi.»
Ei così dice, e il generoso Cotto
     Così risponde: «Ignote cose, o Nume
     Tu non favelli: conoscemmo a prova,
     Che te nessun di cor, di mente adegua,
     Te d’aspri danni vindice agli Eterni.
     Franti per tua possanza i duri ceppi,
     Noi già dannati a disperato strazio
     Dai cupi abissi risorgemmo, o prence,
     Germe di Crono. La tua causa or noi
     Con proposito saldo e fido core
     In aspra guerra sosterremo, a fronte

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