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     Oltre Oceáno il lati-fronte armento.
E un altro generò mostro tremendo,
     Nè ad uom, nè a dio simíle entro una cava
     Rupe, la diva, violenta Echinna,
     Metà fanciulla, vaga gli occhi e il volto,
     Metà lubrico serpe orrido e immane,
     Frodolenta, crudivora nel grembo
     Dell’alma terra. Perocchè profondo
     Antro l’è stanza a piè d’un monte opaco
     Lungi dai numi e dai mortali: a lei
     Quel degno albergo segregaro i Divi;
     Ove immortal fanciulla, e vigorosa
     D’eterna gioventù, vive la triste
     Entro i recessi d’Arimo secura.
     È fama, che Tifon con lei giacesse,
     Quel diro, tracotato e senza legge
     Con lei fanciulla dalle vaghe luci,
     Che s’incinse, e di vita a fiera prole.
     E prima ad Orto, can di Gerïone,
     Indi al nefario, dispietato e fello
     Cerbero can dell’Orco alto-latrante

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