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     Nei fumanti olocausti, i riti arcani
     Non ne schernire: ne faria vendetta
     Il nume irato. Non fedare il seno
     Delle fonti e dei fiumi al mar correnti
     Col profluvio dell’epa: all’uopo vanne
     Lontan: chè l’atto ben saria da turpe.
     Temi la mala fama: agile vola
     La triste fama, a sopportar gravosa,
     Difficile a infrenar: essa del tutto
     Giammai non muore: chè le genti ovunque
     Alimento le danno, e diva è anch’essa. –
Osserva i dì che il cielo volve acconci
     Ai lavori, e ne rendi i servi edotti.
     L’ultimo dì del mese, in cui le genti
     Sciolgono i piati e fanno festa, è adatto
     A veder l’opre, e a dispartirne il prezzo:
     Chè a questo il destinò Giove sagace.
     Il dì che il viso suo la luna innova,
     Del mese il quarto e il settimo sono fausti:
     Chè nel settimo il Dio dall’aureo brando
     Del grembo di Latona al giorno uscio.

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