Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu/143


— 135 —

     Non ti voglia perduto e il re dei numi,
     Che dei beni e dei mali arbitri sono.
     Placide allor son l’aure e quete l’onde:
     Sicuro spingi allora in grembo ai flutti
     La presta prora, e il carco entro v’adatta.
     Però affretta il ritorno al patrio tetto,
     Non aspettar il nuovo mosto, e i nembi
     D’autunno, e il verno che sorgiunge, e il turbo
     Del fiero Noto, che tornato insieme
     Col nembo aütunnal l’onde abbaruffa,
     E le fa perigliose. – Altro v’è tempo
     Pur buono a veleggiar, la primavera.
     Quando simil della cornacchia all’orma
     Vedi la foglia nei ficulnei rami,
     Accessibile è il mar. È questo il tempo
     Di navigarlo in primavera: io poi
     Non tel consiglio; il cor non ben mi affida:
     Còrlo t’è d’uopo in giusto punto, e appena
     Sfuggiresti a un sinistro. Eppure il folle
     Mortal vi si cimenta, avendo l’alma,
     Oh sciagurato! schiava ognor del lucro.

::810 – 686