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     Ella t’annunzia e del piovoso inverno,
     Ed a chi non ha buoi l’alma costerna.
     Tu allora ai tuoi, d’intorte corna insigni,
     Sii largo di foraggio. E tosto detto:
     «Prestami bovi e carro» e tosto ancora
     A risponder si fa: «Sono al lavoro.»
     V’ha chi saggio sa dir: «Farommi un carro»;
     Ma stolto non sa farselo ed ignora,
     Che gli è mestieri aver già in serbo in casa
     I cento pezzi, di che un carro ha d’uopo.
Come dell’aratura è giunto il tempo,
     T’accingi all’opra coi famigli arando
     Dai primi albori il suolo, umido o secco,
     Se vuoi vedere il campo irto di spiche.
     Fendi il maggese in primavera, e ai caldi
     Soli non fia che ti deluda: i semi
     Gli affida quand’è soffice, e maligno
     Non teme incanto,13 e ricchi fa gli eredi.
     Al Giove inferno e a Cerere pudica
     Rivolgi una preghiera, onde maturo
     Il sacro dono cerëal ti abbondi.

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