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22 | solitudini |
Non più di carne: d’anima è quel volto
senza bellezza, senza gioventù.
E pur nessuna donna al mondo più
12superba apparve, nel suo crin disciolto.
Chiude, è vero, le pàlpebre sugli occhi
talvolta, stanca; con la floscia piega
sui labbri di chi sè da sè rinnega,
16mal raffrenando il pianto che trabocchi.
Si domanda: Perchè?... — Se una parola
le alitasse, or, sul collo, e fosse bacio
più che parola!... se, improvviso, un laccio
20umano le cingesse, ora, la gola!...
Ma a un sasso inciampa, a un pruno irto le mani
punge. Sovvienle allor del suo destino.
Non ha che sè, per compiere il cammino.
24Non ha che sè, per l’oggi e pel domani.