È un cencio rosso, con lacerti monchi,
con fibrille pendenti: è un feto morto:
più non attende ormai, sotto il tuo smorto 40sguardo, che il colpo che da te la tronchi.
Ma tu non osi. Ma tu l’ami, frusta
così: la scuoti, con furor selvaggio:
giovine ancora, e intrepido, è il coraggio 44che ti sospinge con schioccar di frusta.
Giovine ancor tu sei, per la dovizia
che in fiori intatti dentro ti germoglia,
e più t’adorna quanto più sei spoglia, 48e, se soccombi, a nuove vie t’inizia.
E doman come ieri, sotto panni
superbi il cuore in umiltà raccolto,
null’altro al mondo cercherai, che il volto 52invisibil che cerchi da tant’anni: