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L’INFERMO.
Della stanza d’esilio — che m’è schermo
al mondo e nel mio spasmo m’asserraglia —
dietro il muro sottile odo, ferraglia
4rimossa, un tossir querulo d’infermo.
Chi è?... Non so. Ma soffre. E il suo lamento
di cencio umano ove la morte ringhia,
con nuove corde aspre di punte avvinghia
8il mio bisogno eterno di tormento.