Par che ti sia d’orrore esser fra gli uomini.
Ne’ tuoi occhi — acqua verde fra le ciglia —
sta la perenne triste maraviglia 12d’essere vivo. Ma, se suoni, domini.
Nel caffè di sobborgo, ove Arlecchino
s’ammorba, in casco, in giacca, colle stanche
donne a lato, davanti a coppe bianche 16di tossici o purpurëe di vino,
tutti i gesti s’impietrano, la massa
ha un volto solo, pallido, contratto:
ogni favella si fermò di scatto, 20poi che la tua gigante anima passa.
Donde la porti?... dal delitto, forse?...
Questo non è Chopin, non è Beethoven.
Sei tu, con la follia che dentro move 24a turbine, e ti schiaccia fra due morse