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136 | compagni di strada |
Tornò, guardinga, l’occhio a spia, fondendo
il corpo all’ombra, stretta nel suo scialle,
tratto tratto guardandosi alle spalle,
12tutta nel suo terror rabbrividendo.
E quando entrò nell’orbita rossigna,
la denunziò il fanale: — Porti sangue,
Anna. — Ma il guizzo tortile d’un angue
16ebbe, fuggendo, la donna serpigna.
Ed esso attese, in vana guardia, l’alba
che, fredda, sporca, sulla roggia lebbra
dei muri vacillando al par d’un’ebbra,
20pose, presso alla sua, la faccia scialba.