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istoria libro ii. | 89 |
liria si atterrirebbero alla vista di quelle da loro non mai viste sterminatissime bestie. Si prestava la città tutta a fabbricare armi, e tutte quelle cose ammannire che pertinenti sono alla
guerra.
Mentre però i soldati di Giuliano menano le cose alla lunga, e si preparano a combattere; ecco venir nuova che Severo si appressa alla città. Aveva questi inviato in essa di tempo in tempo molti de’ suoi soldati, i quali entrati per diverse vie, e sotto abito cittadinesco tenendo ascose le armi, quivi lo attendevano. I nemici erano in casa, e Giuliano in letargo non sapeva a che partito attenersi. Il popolo allora, ciò vedendo, preso da subita paura e intimorito dalla potenza di Severo, s’infigneva di favorirlo. E scagliando vituperj a Giuliano come vile ed eifemminato, ed a Negro come pigro ed inerte, dicevano maraviglie di Severo ch’era sòl punto di entrare entro Roma. Imperocché Giuliano spaventato e povero di consiglio, riunito il sanato, deliberò di mandar lettere a Severo per pattuire un accordo, e dividere seco lui l’imperio. Il senato, benché a tal consiglio deliberasse, visto però che Giuliano, disperando di sua salute, era quasi fuor di se per la paura, si traeva tutto al partito di Severo. E due o tre giorni dopo, inteso che Severo era alle porte, fa-