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virtù, commisero il nefandissimo eccesso. Ed io pure, che a tanta speranza mi veggo elevato, e sempre fui, come voi sapete, a’ nostri principi fedele, ho meco stesso deciso di farvi godere del vostro desiderio, nè sofferire che l’imperio romano, renduto da’ nostri maggiori venerevole alle genti, vergognar si debba della sua stessa fama. Quando esso cadde nelle mani di Comodo, benché per la giovinezza di lui fosse diserto, tuttavia la nobiltà del principe, e la memoria del padre cuoprivano ogni vergogna. I suoi errori erano meritevoli più di pietà che di sdegno, e ne avevano colpa, più di lui, gli adulatori, e coloro che con pessimi consiglj lo facevano malvagio. Finalmente fu trasferito l’imperio in quel santissimo vecchio, la cui cara e buona memoria ci è ancor fissa nella mente, e la cui esemplare virtù, anziché servirgli di scudo contro quei scellerati, gli fu cagione di crudelissima morte. Ma, dopo lui, non so chi vilissimo uomo ha qual vile possessione comprato all’incanto l’imperio della terra e del mare. Odialo il popolo, come voi sapete, ed ì soldati stessi, che si sono visti ingannati, non gli sono niente fedeli. Ma se pure costoro avessero in animo di difenderlo, non si vogliono essi eguagliare con voi, nè per numero, nè per valore. Impe-