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istoria libro ii. | 81 |
no e di consiglio. Vedea egli che l’impero romano era in pendente, e quasi preda futura del primo rapitore, per la viltà in che tenea quei due imperadori, l’uno dappoco, e l’altro senza cura. Aggiungevangli speranza alcuni segni ed oracoli ed altri presagj, cui sogliamo prestar fede quando sortito hanno di riescire. De’ quali ne ha egli scritto in que’ libri, che della sua vita compose, e pubblicò eziandio con pitture. Ma non voglio passare sotto silenzio quel sogno, cui egli ultimamente grandissima fede, e quasi ogni speranza ripose. In quel tempo che gli fu annunciato che Pertinace era stato assunto all’imperio, celebrato ch’ebbe i sagrilizj, e giurato a lui fedeltà, se ne venne in sua casa, ove fu pigliato da grave sonno; e dormendo vide un certo grande e generoso cavallo adornato di fornimenti imperiali, che portava Pertinace per la via sagra. Ma pervenuto all’entrare del foro, luogo nel quale in tempo di libertà concorreano in gran numero i romani, gli parve che il cavallo scuotendosi, gittasse a terra Pertinace, e, abbassandosi, lui che gli era appresso sopra sè ricevesse, e pel foro tranquillamente lo passeggiasse con istupore e venerazione di tutto il popolo. L’immagine di questo sogno gittatà in bronzo si vede ancora nel medesimo luogo.
Corse per ciò tanto ardire al cor di Seve-