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ce città, e quasi tutto l’anno, o in essa o ne’ sobborghi di lei, attendono a’ giuochi ed alle feste. Talché Negro, con assidui e reiterati spassi divertendogli, si aveva in guisa concigliato l’animo di quella plebe, che n’era amato di amor sopragrande. Di che non ignaro, convocò un giorno i soldati, e concorsovi popolo infinito, salì sul tribunale per questo fine apparecchiato, e in tal forma si espresse: Quanta sia la modestia nostra, e con quali riguardi noi siamo soliti cautelarci nelle cose d’importanza, è già tempo che voi dovete per avventura saperlo. E certamente non mi sarei avanzato di venire seco voi a discorso, se consiglio privato, dubbia speranza, e, più di lei, ambizione importuna mi commovessero. Ma i romani son quelli che mi chiamano, nè si stancano di sollecitarmi altamente, perchè voglia aiutargli, e non soffrire che sì eccellente imperio e glorioso in tanto vituperio si giaccia. E come sarebbe da temerario ed audace mettersi senza cagione a tanta impresa, così correrebbesi taccia di codardo e traditore se non movesse pietà di chi t’invoca. Per la qual cosa qui sono a voi venuto, desiderando di udire quello che voi pensiate, e qual partito mi consigliate di prendere, perchè se i successi sien per corrispondere a’ desiderj, ne sarete voi,