Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/70

66 erodiano


disagio che soffri, quanto riputato sei ingrato e villano. Io dunque veggo cogli occhi della mente qual grandissima difficoltà mi si apparecchierebbe a sostenere, volendo, come vorrei e mi sarebbe duopo, rendere a’ datori di sì gran presente le debite grazie. Imperocché non si asside già spontanea su questo trono la somma dignità, ma emerge dalle operazioni non disdicevoli. Soglion poi le passate cose tenersi in odio, e delle future se ne concepisce buona speranza. E siccome ella è indelebile la memoria delle ingiurie (ci si ponendo sempre innanzi agli occhj la offesa) così i benefizj ci juggon via nel riceverli. Nè tanto è cara la libertà, quanto amareggia la servitù, come pure non si ha obbligo del usare il suo a suo modo, per avviso che si tiene proceder ciò di ragione. Laddove chi tolto è da’ suoi beni non cessa mai di dolersene. Niuno poi è che creda di vantaggiare nella pubblica utilità, non facendo caso i particolari di quelle cose che sono giovevoli al pubblico. Se poi non riescono loro le proprie, eccedono ne’ lamenti, stimando che non si compiano seco loro i doveri. Ed aggiugnerò che quei, i quali sono usi alle smisurate ed enormi largizioni de’ tiranni, usati di riguardare quella parsimonia che ti detta la necessità, non come un atto di prudenza