to da una pioggia improvisa. Ripeteano i romani tanto male dagl’Iddìi, per cui volere credeano, che si levasse e spegnesse quella fiamma devastatrice, e che coll’arsione del tempio della Pace aveano essi, come poi si chiarì, accennate le guerre future. Rovinata Roma da queste e maggiori disgrazie, non era più disposta a guardar Comodo di buon occhio, ed apponea a’ suoi vizj e scelleraggini l’atrocità di quei mali. Imperocché ognuno conosceva i suoi falli, ned egli curava coprirli, non vergognando di far pubbliche le sue laidezze private: e s’imbestiò a segno di repudiare il cognome paterno, e, in luogo di Comodo figliuolo di Marco, volle essere chiamato Ercole figliuolo di Giove, e, gittato via il manto imperiale, si avvolse entro una pelle di bone, con in mano la clava, sovrapponendo vesti tessute di porpora e di ori, non senza riso di quei, che in un istesso ornamento vedeano rappresentare femminili delicatezze ed eroica virtù. E, proseguendo in tal vita, mutò i nomi de’ mesi, ponendo loro, in luogo degli antichi, soprannomi tratti la più parte da Ercole, come dal fortissimo degl’Iddii. Ordinò ancora che per tutta la città gli s’innalzassero statue, fra le quali una nella curia in atto di scagliar saette, per minacciare ed atterrire eziandio in immagine. Venne poi questa tolta via dal senato do-