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dissimo avvenimento ed attristò per allora, ed atterrì per dipoi, riguardandosi comunemente come augurio pessimo di mali peggiori. Avevamo più giorni goduto di un cielo sereno e purissimo, e solo si era fatta sentire una piccola scossa di terremoto; quando, o per saetta caduta di notte, o per fuoco in quella concussione di terra agitato, arse inopinatamente tutto il tempio della Pace, edificio che primeggiava di magnificenza e bellezza, e sorpassava ogni altro tempio per opulenza e ricchezza di arredi, e ornamenti di ori e di argenti. Ed essendo in questo tempio riposte, come in tesoro comune, grandi ricchezze, arsero seco in quella notte le fortune di molti, che di ricchi tornarono in miseria. Per la qual cosa, nel piagnere tutti la comune calamità, piagneano alcuni più dirottamente la propria. Bruciato il tempio della Pace, la fiamma si avventò a molti bellissimi edifiizj e gli disfece. Fra i quali il tempio di Vesta, ove apparve per la prima volta in Italia la vista di quel Palladio che dicon recato da Troja, e che i romani tengono celato ed in grandissima venerazione. Venne esso salvato dall’incendio, e portato processionalmente dalle vestali lungo la via sagra nel palazzo imperiale. Il fuoco inghiottì eziandio molte altre parti della città, e corse per più giorni, nè si fermò fino a che fu spen-