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noscesse. Dette queste parole, e legata la cintola al naviglio, se lo trasse appresso con agevolezza maravigliosa. Così ad un tratto si fece a’ romani palese la divinità della Dea, e la pudicizia della fanciulla. Ma tanto basti aver detto della Dea di Pesinunte, per la quale se ci siam noi soverchiamente deviati, avremo per avventura fatto cosa grata a coloro, che non sono molto al fatto della storia di Roma.
Comodo, scampato essendo dalle insidie di Materno, ingrossò la sua guardia, e, più rado mostrandosi, infingardiva in ozio vile nelle sue ville e palazzi, nè si dava più pensiere dell’amministrazione dell’impero. In questo tempo accadde che una mortifera pestilenza devastasse tutta Italia, e più crudele incrudelisse contro Roma, per esser città più delle altre popolosa, e ricettatrice di quella infinita gente, che da ogni parte del mondo vi concorre. Ne seguì pertanto la morte di molti uomini e di molti animali. Comodo per consiglio di alcuni medici si ricoverò a Laurento, paese fresco ed ombreggiato dalle sue molte selve di allori, da’ quali toglie il suo nome. Asserivano essi, che l’odor che tramandano, e la vezzosa ombra loro e freschissima, fosse medicina certa a tanto male. Onde molti tratti da’ medici in questa opinione, poneansi al naso e alle orecchie diverse maniere di