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istoria libro i. 39


fortuna, e colla morte di molti di loro, togliesse da questa strage quel luogo un lai nome. È fama eziandio che vi morisse Ganimede sdruscilo da’ contrarj sforzi del fratello e dell’amante; e che quindi a sollievo di tanta calamità onorato fosse di onori divini, favoleggiandosi che Giove stato era il suo rapitore. In questo luogo dunque, che abbiamo detto Pesinunte, i frigj anticamente celebravano sagrifizj lungo il fiume Gallo, del quale prendon nome i castrali sacerdoti della Dea. Ma poiché i romani ingrandirono, si vaticinò la stabilità e altezza altissima del loro imperio, se conducessero in Roma la Dea di Pesinunte. Inviarono essi dunque in Frigia ambasciadori a richiedere il simulacro della Dea, ed essendosi spacciati discendenti e consanguinei di Enea da Troja, facilmente l’ottennero. Venuto dunque per mare alle foci del Tevere, che era il porto della Roma d’allora, impuntò ad un tratto, di divin volere, lo scafo, nè, per quanto vi adoperassero forza i romani, si svelse, insino a che non sopraggiunse una sacerdotessa di Vesta. Calunniata essa di aver violata il voto della promessa verginità, e, temendo di subirne condanna, supplicò il popolo di sottoporla al giudizio della Dea di Pesinunte, ed impetrata la grazia, si scinse, pregando ad alta voce la Dea di far partire la nave, se casta e vergine la co-