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istoria libro i. 37


Imperocché, essendo sempre riuscito in ogni cosa al di là delle proprie speranze’, ingrandiva se stesso alle maggiori arditezze, e, non riuscendo, voleva almeno colla spada alla mano da uomo forte e valoroso morire. Ma non gli parendo aver forze sufficienti a fronteggiare Comodo in campo aperto, poiché supponea esser per lui tutto amore e la plebe di Roma e i soldati della guardia, pensò bene invigorirsi coll’astuzia e cogli stratagemmi, e ordì questa trama. All’entrar di primavera sogliono i romani in ogni, anno nel medesimo giorno solennizzare la festa della madre degli Iddii con una pomposa processione. Recano innanzi alla Dea quelle che possiedono più doviziose ricchezze, massimamente le imperiali suppellettili, che la materia e l’arte rendono pregevolissime. Non è allora vietato a persona di scherzare, mascherandosi in quella foggia che può venir loro in capo, e travestirsi eziandìo da magistrati, di modo che si rende difficilissimo distinguere i veri da coloro che l’abbian mentito. Stimò dunque Materno essere questo ottimo mezzo per celare le sue insidie, lasciandosi credere, che travestito co’ suoi dell’uniforme delle guardie, e attnippatisi cogli arcieri in maniera da passare anch’essi come facenti parte del seguito imperiale, avriano potuto senza ostacolo scagliarsi improvvisamente su