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istoria libro viii. | 277 |
nirgli che di morte lenta e tormentosa. Ma venuto avviso che i tedeschi aveano dato di piglio alle armi, e cor reano a torgli loro di mano, si gittano addosso a quegli smozzicati corpi, e tolgon loro il poco iiato di vita che gli rimanea: e, lasciatine in istrada i cadaveri, prendono il cesare Gordiano, e per non si avere altra persona, te lo levano in alto e lo acclamano imperadore, gridando al popolo, aver essi ucciso coloro ch’eran stati dinanzi suo rifiuto, ed eletto Gordiano di quel Gordiano nepote che fu popolarmente elevato all’ imperio. Così, seco loro conducendoselo, si ridussero al campo, e chiusene le porte, si tennero nella massima quiete. I tedeschi, quando ebbero saputo ch’erano già stati uccisi quegli pe’ quali avevano prese le armi, non credendo convenirsegli venire inutilmente alle mani per uomini già morti, si ritirarono anch’essi a’ loro quartieri. Questo fine ebbero que’ due santi e venerabili vecchi, indegni certo di morte si crudele e vituperosa, e degnissimi di vedersi elevati alla maestà deli’imperio per la nobiltà del loro sangue, ed in compenso delle ragguardevolissime loro virtù. Così Gordiano, giunto appena a tredici anni, venne universalmente dichiarato imperadore, e prese le redini dello stato.
Fine dell’Ottavo ed ultimo Libro.