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istoria libro viii. | 275 |
tissimi, allorché fu a governargli prima che venisse eletto all’imperio. Appressandosi alla città gli venne incontro Balbino che conducea seco Gordiano, e tutti poi furono intromessi come in trionfo, in mezzo agli applausi del senato e del popolo.
Governando quindi i due principi con gravità e moderazione grandissima, se ne dicea a piena bocca ogni bene, rallegrandosi e gloriandosi tutti universalmente della nobiltà del loro sangue e delle loro maniere, pregj che non garbeggiavano di nessun modo a’ soldati, i quali indispettivano anzi di quel favore popolare, e di dover sottostare all’elezion del senato. Fremevano poi di rabbia a veder que’ tedeschi che Massimo tenea seco in città, temendo in loro i vendicatori degli oltraggi che oserebbero fare alla imperiale maestà, con sospetti eziandio di vedetegli subentrare in loro vece alla guardia, tornando loro in memoria gli assassini di Pertinace dimessi da Severo. Celebrandosi dunque le feste di Campidoglio, e standosi tutti attenti agli spettacoli, ecco che scoppia fuori improvisa quell’ira accolta, e inferociti e furibondi, con armi minacciose, corrono a palazzo per tagliare a pezzi i loro vecchi imperadori. I quali, insipiditi entrambi del non. ispartibile di regno, eran volti a lo si svellere l’uno all’altro di ma-