scambievolmente, e unendosi in molti crocchj la discorrevano come in un parlamento. Balbino corse a immolare un ecatombe, e non vi era magistrato nè senatore che non ne festeggiasse e non si desse a tal’uopo il più gran moto, parendo loro di aver tratta la testa fuori della mannaja. Partivano intanto molti legati incoronati di alloro per recarne la nuova alle provincie. Mentre che con tanta gioja festeggiava il popolo romano, Massimo partitosi da Ravenna venne in Aquileja, passando il Pò là dove corre a metter capo in quelle lame, nelle quali distendendosi con le altre acque che cadono da vicini pantani, e impaludandole, si precipita poi per sette bocche in grembo al mare. Gli aquilejesi, aperte le porte, ricevettero Massimo: e quivi convennero lé legazioni di tutte le città d’Italia. composte de’cittadini più riguardevoli in vesti candidissime, e inghirlandati di allori, seco recando eziandìo le immagini de’ loro dii, e, di corone di oro, quante più ne’ tempj ne aveano. Si rallegrava ognuno con Massimo, e augurandogli le più grandi prosperità in segno di allegrezza lo spargeano lutto di fiori. E l’esercito stesso che avea assediato Aquileja gli andette incontro a fargli riverenza, incoronato di alloro e in abito quieto e pacifico; sebbene mossi a onorar Massimo, non già da una concorde benevo-