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istoria libro viii. | 267 |
Da’ quali scherni quegli arrabbiato e furioso, non si potendo sfogare su’ nemici, si volse a’ suoi, e fece morire molti de’ generali, accusandoli di proceder lentamente e con codardìa nell’assedio. In tal guisa si rendette più odioso a’suoi soldati, e pili spregevole agl’inimici. Accadea ancora che quei della città erano nell’abbondanza di tutte le cose, essendo stati attentissimi fin da principio a provedersi di tutto ciò che può occorrere al sostentamento degli uomini e de’cavalli. Laddove l’esercito di Massimino, mancando di tutto, e svelti gli alberi fruttiferi, e guaste tutte le campagne, se ne stava alloggiato, parte in tende fatte all’imprescia, e parte allo scoperto, ed esposti al sole ed all’acqua. Nè di nessuna parte gli eran recate le provisioni, cui han duopo e gli uomini e i cavalli, per essere guardate di vista tutte le strade d’Italia, e si stare tutto a porte chiuse e riserrato entro i muri. Ed il senato avea in ogni luogo spedito personaggi consolari con seguito di persone scelte e ragguardevoli per custodire il littorale tutto ed i porti, ed impedire ogni spezie di navigazione, affin di tenere Massimino nell’ignoranza assoluta di ciò che si operava entro Roma. Di maniera che non vi essendo alcuna via e nemmen sentiero che non fosse diligentissimamente guardato, accadea che lo esercito, il quale assediava,