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via tutte gittarle. Copriano quelle armadure la terra, e davan vista di spoglie concedute all’accorgimento, e non al valore dei combattitori. Molti soldati vi furono accecati, molti vi ebbero arse e deformale la bocca e le mani, e in una parola tutte quelle parti del corpo, che sendo nude, davan presa all’azione del fuoco. Il quale eziandìo piovea sulle macchine che si accostavano a’ muri, fulminate di continuo da una spezie di saette impeciate tutte intorno di pece e resina, che dopo accese si scagliavan con forza tale, da farvele rimanere appese in modo, che ardendo, bruciavano e consumavano i legnami.

Ma ne’ primi giorni non si conobbe da qual parte inclinasse la fortuna. Di poi, si vedendo aggirar tanto tempo, andava disconfortando l’esercito di Massimino, e uscendo di speranza, era tristo e pensieroso: perchè, iti là sicuri che neppure un solo giorno avrebbero retto al loro impeto quei terrazzani, ora si accorgevano, non solo non cedere, ma tutto dì più ferocemente combattere. Gli aquilejesi al contrario sempre più si animavano e invigoriano, e addestrati da quel continuo combattere, divenuti erano audacissimi a segno di farsi beffe de’ soldati, e dileggiando Massimino e il figliuolo quando faceano il giro delle mura, gli caricavano d’improperi e di villanìe.