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istoria libro i. | 23 |
mo principe: iodi tutte che non poteano esser tacciate di menzognere.
Scorsi alcuni giorni, e celebrate le esequie, pensarono gli amici di presentare il giovinetto all’esercito, acciò ne arringasse i soldati, e (come usano i nuovi imperadori) accordasse loro quelle largizioni di moneta, che sogliono essere conciliatrici di benevolenza. Dato ordine dunque che secondo la consuetudine si riducessero lutti nel campo, venne Comodo, e sagrificato agli Iddii, ascese il tribunale ch’era stato elevato nel mezzo degli alloggiamenti, e, standogli intorno gli amici del padre ch’eran molti e dottissimi, così cominciò: Non mi può cadere nell’animo dubbio alcuno che io non divida seco voi il dolore della presente calamità. Imperocché, vivente il mio genitore, non mi sono io giammai riputato da più di chicchessia di voi. Ed egli tutti di eguale amore ci amava, e si sentia più intenerire nel chiamarmi commilitone che figlio, per essere di opinione, che questo è nome che dà la natura, e quello procede da comunicazione di virtù. E ben rammenterete, che mi tenendo spesse volte bambino in sulle ginocchia, passavami alle vostre braccia, come se alla vostra fedeltà mi volesse fidare. Per la qual cosa io son certo, che voi tutti mi amiate, dovendomi i più maturi ri-