Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/267


istoria libro viii. 263


e impetuoso il torrente, che in nessun modo si poteva guadare. Nè passar si potea altrimenti, perchè quel bellissimo e magnifico ponte, edificato dagli antichi imperadori di pietre quadrate e a pilastri decrescenti, stato era dagli aquilejesi tutto rotto e fracassato. Di maniera che non potendo l’esercito passare all’altra riva, per non vi essere ne ponte nè sorte alcuna di navilj, si fermò Massimino titubante sul partito da prendere. In tale incertezza alcuni tedeschi, non sapendo quanto rapidi e impetuosi sieno i fiumi d’Italia, e credendo che si volgessero giù pe’ piani con quell’istessa calma che fanno quei di Germania, ove sogliono per tal cagione facilmente ghiacciare, presero animo a sgarare le acque , montati in su cavalli valenti a nuotare, ma trascinati dalla corrente vi annegarono.

Essendo dunque Massimino attendato da due o tre giorni su quelle ripe, e avendo circonvallato l’esercito contro gli attacchi improvisi, si stava tutto pensoso ed intento a risolvere come gittar si potesse un nuovo ponte sul fiume. E mentre riguardava all’assoluta mancanza di legna e di barche da congiungersi a uso di ponte, vennero a lui alcuni degl’ingegneri, e gli dissero che in quelle deserte campagne si rinvenivano delle botti vuote e rotonde, delle quali que’ villani doveano servirsi per trasportare i lo-