salvata la Italia: state in guardia de’ lacci che tende a voi questo astuto tiranno, il quale vi adesca con parole seduttrici per tirarvi a una aperta ruina. Confortatevi di buona speranza, considerando quanto è dubbia e varia la fortuna della guerra, e quante volte i molti sono stati vinti da’ pochi, e i più jorti da paruti più deboli. Non vi spaventi la moltitudine di quell’esercito, che, non per se ma per altri combattendo, infiacchisce al solo pensiere di una vittoria senza premio, non si potendo dissimulare di dover patire gli stenti tutti e i pericoli, e non aver parte alcuna a vantaggi. Voi la patria vostra, le famiglie, gl’iddìi stessi difendete; e non essendo mossi a occupare, ma necessitali a respignere le rapaci mani del tiranno che vuole ingoiarvi, dovete sempre più inanimirvi e combattere animosamente per conseguire i frutti di sì bella vittoria. I quali discorsi tenendo Crispino ora agli uni, ora agli altri, spesso a tutti, con quell’autorità che viene da personaggio, qual’egli era venerevole ed eloquente e a ognun caro, per mostrarsi nel comando tutto benigno e modesto, riuscì a ritenere quel popolo fermo a’ suoi doveri e alla fede giurata. Fu subito comandato a’ legati di tornarne a Massimino, non si degnando di alcuna risposta. Correa voce che Crispino fosse stato