ungarese, ita con ferocia e replicate volte all’assalto, essendo stala ributtala, se ne tornava rifinita dalla fatica, e respinta dalle aste, da’ sassi, e dalla tempesta delle saette che dalle mura piovevano. Massimino però sbuffando contro gli ungheri, che gli parea avere combattuto da poltroni, vi accorse subito con tutto l’esercito, tenendosi certo d’impadronirsene senza fatica. Ma la città di Aquileja era assai vasta e popolatissima, e servìa all’Italia come di una fiera, per esser posta lungo la marina, e quasi a ultimo confine delle provincie illiriche; di modo che, ammagazzinandosi entro lei tutte le merci, che per la via di terra e per quella de’ fiumi provengono dal continente, vi si teneano sempre in pronto tutte quelle cose che occorrer potessero alla navigazione, e similmente le provenienti dal mare che abbisognassero a quei di terra ferma, i quali ne’ luoghi elevati e soggetti a più freddo cielo non posseggono che terreni ingrati e non atti alla vita, e sono necessitati procurarvisi i vini che loro occorrono, e di cui trovan sempre abbondantissimo deposito. Quindi accadea che, oltre il gran numero de’ cittadini, vi era sempre una folla immensa di forestieri e di negozianti. In questo momento poi era più che mai ripiena, essendovisi ricoverati da’ vicini castelli e luoghi, e dal contado, popolo innumerabile, spe-