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istoria libro viii. | 257 |
lia, e si elevano a tanta altitudine, che pajono gli stessi nugoli trapassare, e tanto si estendono che quasi tutta la Italia stringono, lambendo col sinistro lato l’Adriatico, e col destro il Mediterraneo. Aspri e folti boschi gli ricuoprono, segnali da sentieri angustissimi e malagevoli, a cagione delle ripe altissime e pendenti, e delle roccie erte e ronchiose, entro le quali tuttavia gli antichi italiani forarono a grandi stenti de’ viottoli che fan capo in Italia. Grande e ragionevole paura prese i soldati quando gli occhi loro andarono su alla cima di quelle moli sterminate ch’era duopo valcare, con sospetto eziandio che i più alti gioghi fossero in mano de’ nemici, i quali correrebbero a far loro faccia de’ passi i più difficili. Ma poiché, superate le alpi senza alcun’incontro, scesero ne’ piani, quietarono totalmente la paura, e tutti allegri si rinfrescarono, prendendo cagione a bene sperare. Massimino spezialmente disegnava tutto dovergli riescire, non si essendo speranzati gl’italiani di poter difendere neppure que’ dirupi, entro i quali poteano e appiattarsi e difendersi: e, tendendo agguati a’ nemici, combattergli vantaggiosamente dalle alture.
Ma entrati nella pianura, ecco gli esploratori portar nuova che Aquileja, grandissima città d’Italia,ha chiuse le porte, e che l’avanguardia