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eran protette dagli uomini d’arme che andavano innanzi e indietro, da’ balestrieri mori, e arcieri asiatici, e spezialmente dalla cavalleria tedesca ausiliare, tenuta sempre in moto da Massimino per opporre al nemico, come quella ch’essendo nel primo abbattimento ardita e ferocissima, era più a mano per sostenere i primi urti; e caso, che pericolasse, men danno si parea sagrificarvi que’barbari. Passata ch’ebbero, ordinati in tal modo, la pianura, pervennero a una città d’Italia, che gli abitatori chiamano Ema. Essa giace appiè delle alpi, e proprio nel fine della pianura; ove scorsi gli esploratori, riferiscono a Massimino che l’han trovata vota, e che ne sono tutti fuggiti dopo avere arse le porte delle case e delle chiese, e bruciate o portale via tutte quelle cose che in città o in contado si ritrovavano: in somma non vi rimanere con die cibare gli uomini ed i cavalli.

Questa notizia empì di gioja Massimino, pensandosi che tutti i popoli impauriti avrebbero fatto lo stesso. Ma i soldati non poteano darsi pace che in sul principio dell’impresa dovessero soffrire la fame. Avendo poi passata la notte entro quelle case, che tutte erano aperte e comuni e poste nella pianura , allo spuntar del sole si accostarono alle alpi. Sono le alpi monti lunghissimi che fasciano a guisa di mura l’Ita-