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uno tutti i gladiatori, e grande parte di popolovi rimase infranta. Fatto questo, senza più discostarsi da’ quartieri, di bel nuovo tornarono a ricoverar visi.

Si accrebbe quindi l’indignazione del senato e popolo romano. A tal’uopo furono scelti i più famigerati generali d’Italia, e fecesi un corpo di tutta la gioventù, che venne provista di quelle armi, che in tanta confusione si poterono rinvenire migliori. Il maggior nerbo di queste forze seguì Massimo per opporsi a Massimino: gli altri si lasciarono a guardia e difesa della città. Si combatteva intanto ogni giorno intorno alle trincee de’ quartieri, ma senza profitto, perchè i soldati, gagliardamente difendendosi dall’alto, teneano indietro con ferite e percosse, e a gran vergogna di lei, la moltitudine. Balbino racchiuso in casa pubblicava bandi ed editti, pregando il popolo di far pace co’ soldati, a’ quali eziandìo promettea obblivione e impunità di tutto quello che avessero commesso. Ma non riescendo a persuadere nessuno, e ciascun giorno peggiorando le cose, perchè dall’una parte il popolo era furioso di vedersi tenuto a bada vile da sì poca gente; dall’altra i soldati non poteano ingozzare di dovei soffrire da’ romani quello che neppure da’barbari si sarebbero aspettati, e per ultimo andando assai a dilungo l’es-