Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/247


istoria libro vii. 243


compagno con guardatura terribile e ferocissima. E così, tutto in ira, ordinò la marcia per Italia: e data a’ soldati una buona mancia, non si trattenne che un sol giorno, e poi si mise in cammino, traendosi dietro un grande esercito composto di tutta la romana milizia. Seguivalo di tedeschi non dispregevole numero, o vinti in guerra, o per patto di alleanza: macchine, artiglierie, ed altre cose, messe a parte per andare contro a’ barbari, tutte appresso si conducea. Veniva però assai lentamente, e a piccole giornate, attesi i carriaggi ed altre bagaglie, che di ogni paese gli erano provviste. Imperocché essendosi posto in marcia così in un subito, non si erano fatte le provvisioni colla consueta diligenza, ma tumultuariamente ed in prescia. Pensò dunque di farsi precedere dagli squadroni ungheri, i quali godeano tutta la sua fiducia, per averlo salutato i primi imperadore, e per essersi offerti di mettersi ad ogni sbaraglio per lui. Pertanto comandò loro che andassero innanzi e occupassero tutta Italia.

Mentre che Massimino era in marcia, succedette in Cartagine una inaspettata rivoluzione di cose. Governava la Mauritania, che i romani dicono Nnmidia, un senatore detto Capellino. Trovandosi questa provincia guarnita di soldatesca per raffrenare le scorrerie de’ barbari,